Ettore meglioracconto/ Attore , Menestrello e Blues Man
Ettore Meglioracconto
Chi è Ettore?
Salve, sono Ettore Buonocunto, ma il mio nome d’arte è Ettore Meglioracconto. Tutto nacque da una rappresentazione teatrale. Influenzato altrettanto da alcuni comici pugliesi che volevano fare la parodia di Carmelo Bene, declamarne delle poesie evidentemente sciocche sostenendo di farlo… MEGLIO! Altrettanto io interpretavo un personaggio da me inventato per l’occasione estremamente pieno di sé che forse aveva esagerato nell’immedesimarsi con la poesia “all’amato se stesso”, forse non comprendendo che la poesia si risolve con un nichilismo esasperato, insomma “così grande e così… inutile”. Sfruttando poi il mio cognome: buono cunto, buon racconto, ecco a voi Ettore Meglioracconto, perché io non vi racconto bene ciò che ho da dire, lo faccio MEGLIO!
Ho 26 anni anche se sembro molto più giovane (modestamente) e circa due anni fa ho anche conseguito una laurea magistrale in giurisprudenza, ecco perché ho deciso di mettermi in gioco con la musica, logico no?
Da poco ho aperto un canale su YouTube con cui sfido il pubblico: arrivare entro due anni sul palco di Sanremo sfruttando due strumenti musicali che mi propongo di studiare: l’armonica e il trombone. Colorando tutto con delle vignette (perché sì, c’è anche una mia pagina di vignette e ogni aspetto anche quello grafico è curato da mani con qualche carenza di dita). Un completo home made dal sapore piacevolmente rustico ma che mi permetterà di evidenziare i progressi, ma anche le cadute e i fallimenti. Non siamo super man, smontiamo la cultura del sempre perfetti che alla fine ci rende tutti inadeguati. E come farò? Grazie al pubblico stesso. Con ogni mezzo. Dal consiglio su come impugnare l’armonica, un incoraggiamento, una donazione per un nuovo paio di auricolari da musicisti (se… magari), una birra, una semplice condivisione, una pacca sulla spalla o un insulto (meglio, così si fa audience).
Il progetto nel suo complesso ha l’obiettivo di usare modi dissacranti per sfottere chi utilizza il caso umano per ottenere un briciolo di visibilità che tanto va di moda nei programmi noti dei canali televisivi. Portare due mondi opposti a scontrarsi: la dedizione, “lo studio matto e disperatissimo” (per la musica in questo caso) arrivando però ad essere un po’ altezzosi, contro chi sfrutta la cresta dell’onda (e nel mio caso la crosta dell’onda), arrivando a vendere se stessi per un pizzico di notorietà, per un misero like, per i big money, il mondo del tutto subito e facile, ma che in alcuni casi veste i panni pop della tanto bella semplicità.
E poi, perché no? mostrare anche le difficoltà di una vita un po’ fuori dal comune, un po’ pazza, la vita di “un ultimo” affetto da una malattia rara dal nome impronunciabile epidermolisi bollosa che compromette tutta la pelle del corpo riducendoci di fatto ad essere come delle patate lesse. Anche se preferisco definirmi una splendida farfalla. Bella, rara ma altrettanto delicata. Non la si può toccare perché altrimenti si rovina. Ok ok, calo. Sono un bruco (un bel bruco però) che deve scalare le montagne dei gesti quotidiani che possono risultare non affatto semplici delle volte. Vedremo ad esempio “come il nostro eroe affronterà una consegna del postino usando “la forza”! Ah no, la testa! Va be’ … vedremo…
Ovviamente tutto ciò è solamente il pretesto per trasmettere un messaggio importante che è servito anche per darmi una motivazione di vita in un momento ancor più difficile dovuto al peggiorare della mia condizione fisica. Infatti, venendo da un periodo davvero complicato dopo aver corso per 6 anni di vita universitaria autonoma e a tutto gas, aver toccato la vetta e strappato la corona di alloro della laurea, sono stato costretto per lungo tempo ad essere dipendente completamente per ogni cosa dai miei cari per ogni piccola azione fisiologia (ci siamo capiti), la frustrazione di non poter ritornare alla vecchia gloria, di vedere mandati in fumo i propri progetti di vita per sempre mi ha costretto ancora una volta a due possibilità: lasciarsi morire o sfruttare i propri talenti come Gesù comanda. Insomma vivere o lasciarsi morire.
Era il periodo in cui trasmettevano il festival e a quel punto mi è scattata l’idea.
Leggendo e studiando la Bibbia infatti sapevo che Giacobbe era un imbroglione, Pietro un impulsivo, il re Davide cuccava con le mogli dei soldati approfittando del fatto che fossero in guerra, Noè si ubriacò di brutto, Giona era un vigliacco, Paolo un persecutore, Marta era ansiosa, Tommaso diffidente, Sara impaziente, Elia un pazzo scatenato, Mosè balbettava, Abramo un emigrato, e Lazzaro morto. E io? Come potevo fare a trasmettere la verità di Dio? Dovevo sfruttare i miei talenti. In ogni caso, nonostante tutto e nonostante il tutto ce l’avrei fatta proprio perché il messaggio da comprendere per ognuno di noi non è essere capaci, Dio non sceglie persone capaci, rende capaci chi lui sceglie. Ahhh se tutti lo comprendessero certamente nessuno si sentirebbe inadeguato e ciao ciao problemi esistenziali. Non è detto che riuscirò nel mio intento, può essere che ne uscirò sconfitto. Sarò un fallito ma ciò comunque mi rende vincitore seppure nessuno coglierà questo tesoro: il fallire, lo sprofondare è all’ordine del giorno per chiunque e c’è solo l’amore di Dio che ti accoglierà in ogni caso. Nonostante tutto e nonostante il tutto… Come era? Ah sì, gli ultimi saranno i primi.
Sì insomma, ce la faremo e se non ce la faremo? Ce la faromolo! Un momento… ce la Sanremo ! E se non ce la Sanremo? Ce la sanromolo…