Sanità. Conca (M5S): “La contenzione meccanica non è un atto terapeutico, ma in Puglia non si fa niente per azzerarla”
“La contenzione meccanica non è un atto terapeutico. Lo ha stabilito la Cassazione esprimendosi sul caso Mastrogiovanni, ‘il maestro più alto del mondo’ morto nel 2009 dopo 82 ore di contenzione nell’ospedale di Vallo di Lucania, che ha portato alla condanna di medici e infermieri. In Puglia purtroppo questa pratica non viene monitorata, a differenza di quanto accade in altre regioni, ad esempio l’Emilia Romagna in cui si è costituito un gruppo di lavoro a livello Regionale con l’obiettivo di azzerare la contenzione, sia negli SPDC che nelle strutture per anziani. Peccato che Emiliano prenda a riferimento l’Emilia Romagna solo quando gli conviene, come nel caso dell’iniquo riparto del fondo sanitario nazionale, mentre non lo faccia per altre buone pratiche”. Così il consigliere del M5S Mario Conca, che lo scorso anno ha depositato una mozione per impegnare la Regione Puglia a mettere in atto tutte le azioni necessarie per arrivare all’azzeramento della contenzione nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), che ancora non è stata discussa in Consiglio.
“La contenzione meccanica – spiega il pentastellato – consiste nel legare a letto una persona con mezzi come bande per letto, cinghie per letto, cinghie addominali, cintura contenitiva etc. È vero che i manicomi sono stati fisicamente chiusi, purtroppo però le pratiche manicomiali resistono tuttora: la contenzione rappresenta una di quelle disumanità ampiamente utilizzate ancora oggi, a quarant’anni dall’approvazione della legge Basaglia. In Italia vi sono circa 280 SPDC (servizi di psichiatria, diagnosi e cura) ma solo in una trentina di essi non si applica; per fortuna, però, le cose stanno rapidamente cambiando. Generalmente s’immagina che la contenzione meccanica sia praticata esclusivamente nei luoghi della psichiatria ma, al contrario di quanto si possa pensare, si fa dappertutto: residenze per anziani, case di cura private, comunità terapeutiche e nell’ospedale generale. La contenzione è una prassi che non si studia, non è descritta nei libri di psichiatria, non s’insegna agli studenti, siano medici o infermieri: si apprende sul campo. Quando un giovane tirocinante va in un reparto, o in un SPDC e c’è una persona che rischia di cadere oppure è aggressiva – continua – i colleghi più esperti gli fanno vedere come si fa, preferibilmente si prende il paziente in cinque, uno per ogni arto e uno per la testa e lo si lega. È una pratica che è introiettata per sopravvivere; negli anni, gli operatori si convincono che è giusta, che legare serve per tutelare la persona ma solo in pochi, purtroppo, la rifiuteranno, esprimeranno il proprio dissenso, la propria obiezione, la propria disubbidienza. Inoltre la contenzione è incostituzionale come si evince leggendo gli articoli 13 e 32 della Costituzione. In alcuni luoghi il problema è stato affrontato con successo, ad esempio a Trieste o in Emilia Romagna, dove sono state costituite apposite commissioni per il monitoraggio del fenomeno. Purtroppo in Puglia l’ultima rilevazione per i reparti di psichiatria risale al 2010 e rivela un massiccio ricorso alla contenzione fisica da parte di tutti gli SPDC pugliesi con una sola eccezione rappresentata dal SPDC di San Severo. Non vi è alcun dato sulla contenzione nelle altre strutture. Presidente Emiliano, pensi a come si può sentire qualcuno legato a un letto contro la sua volontà. Vogliamo una Puglia No Restraint” .